PNRR e enti locali: Tra ritardi e inefficienze

da | Apr 8, 2024 | Giustizia e Riforme

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) si è rivelato fin da subito un importante banco di prova per l’Italia. Il nostro paese si presenta dinnanzi all’opportunità della cosiddetta “quinta rata” con un programma di forte impatto sociale ed economico, come riportato da ITALIADOMANI, portale di riferimento per il PNRR. Nel portale viene dato grande risalto a ventidue nuove misure atte a guidare le nostre amministrazioni ed infrastrutture verso un’importante transizione ecologica ed energetica.

La “quinta rata” per il nostro paese consta di ben 12,2 miliardi di euro, a fronte dei 190 totali da utilizzare necessariamente entro il 2026.

Sorge l’interrogativo di come finora sia stato recepito il PNRR a livello locale.

Nel dicembre 2023 la Commissione Europea ha approvato le modifiche richieste dell’esecutivo di centrodestra al programma di spesa italiano: di fronte a ciò si potrebbe lecitamente ipotizzare che l’Italia stia rispondendo in maniera adeguata alle necessità rilevate dalle istituzioni europee. Se, quindi, con uno sguardo a volo di uccello la situazione appare senz’altro non negativa, nella realtà dei fatti il meccanismo di distribuzione dei fondi e di assegnazione degli appalti risente del grande ostacolo della burocrazia italiana.

Le amministrazioni locali si sono mostrate spesso lente nel recepire i fondi erogati dai ministeri: ciò ha comportato tentativi raffazzonati di partecipazione ai bandi, nonché progetti incompleti e di difficile realizzazione entro i tempi prestabiliti. Sicuramente, questi problemi sono attribuibili a un’organizzazione deficitaria degli enti locali (in primis i comuni), i quali in molti casi affrontano giorno per giorno le difficoltà dovute a un organico inadeguato, strumentazioni inefficienti e regolamentazioni di bilancio fin troppo restrittive. Dal 2020 al 2026 ogni realtà locale è stata chiamata ad avviarsi verso nuovi processi di assunzione, il cui corretto espletamento, però, sovente non è stato garantito dalle limitate disponibilità finanziarie degli enti locali stessi. Ad ogni modo, il PNRR ha dato luce ad un nuovo tipo di collaborazione tra privato e pubblico: numerose amministrazioni hanno indetto concorsi aperti a professionisti per contratti di assunzione di breve durata. Si tratta di posti di lavoro temporanei, ma con elevato grado di specializzazione.

Ulteriore elemento degno di considerazione in un’analisi sull’impatto del PNRR sui territori è il meccanismo di erogazione dei fondi, spesso poco paritario. I diversi bandi sembrerebbero tenere in grande considerazione il tema delle disuguaglianze sociali all’interno di ciascuna regione italiana. In verità, i vari bandi sembrano non aver tenuto conto delle specifiche realtà regionali, rinomatamente molto variegate per pil pro capite e stratificazione sociale. Invece, le proposte dei bandi sono state modellate su realtà macroregionali molto poco definite a livello locale e piuttosto approssimative. Un esempio è il bando pubblicato nel 2022 e denominato “Rigenerazione Urbana per i piccoli Comuni”. Tale bando si è basato sull’indice di vulnerabilità sociale e materiale. Tale indice tiene conto unicamente dell’incertezza sociale e abitativa dei cittadini in un dato territorio e non tiene conto delle problematiche logistiche, lavorative e sanitarie, che sono notoriamente diverse di regione italiana in regione italiana.

Dato quanto detto, ne è conseguito che i fondi a disposizione siano stati distribuiti in modo iniquo e ingiusto fra le regioni e le città dell’Italia meridionale, centrale e settentrionale. Questa distribuzione irregolare e farraginosa dei fondi della “quinta rata” del PNRR ha sollevato e continua a sollevare numerose polemiche tra tutti quei soggetti attuatori che, pur avendo destinato ingenti risorse ai progetti finalizzati, sono stati esclusi per assenza di requisiti territoriali necessari in sede di gara.

Alla luce di queste considerazioni, appare netta la contrapposizione fra la realtà percepita dalle istituzioni continentali e la quotidianità dei cittadini. Ci si augura che l’attuale esecutivo intenda snellire il processo di attuazione dei progetti e di erogazione dei fondi: il nuovo codice dei contratti pubblici (d.lgs 36/2023) sembrerebbe andare in quella direzione. Un’ulteriore implementazione dei processi descritti dovrà necessariamente tener conto sia di un più obbiettivo rapporto costi-benefici dei progetti finanziati sia dell’effettivo gap territoriale che caratterizza l’Italia tanto tra regione e regione quanto tra le diverse realtà cittadine all’interno di una stessa regione. Solo così un progetto tanto imponente e dispendioso come il PNRR potrà essere percepito dai cittadini come un vero e proprio successo politico. Chissà che chi riuscirà a portarlo a termine nel migliore dei modi non possa farne spot elettorale per le prossime elezioni…

(A cura di Daniele Avignone)