Per un’Italia confederale

da | Lug 11, 2024 | Giustizia e Riforme

Dispiace che il dibattito sull’autonomia differenziata sia diventato un derby tra tifoserie. Molto poca la conoscenza della materia e molto l’utopismo fra i contrari: uno Stato come la Svizzera convive pacificamente con due religioni e quattro lingue ed ha un benessere superiore a quasi tutti gli Stati europei. Ciò è stato possibile proprio in virtù del federalismo.

La storia insegna che il nord Italia è stato una potenza economica continentale proprio quando esso era organizzato tanti comuni liberi e indipendenti. Ragion per cui anche oggi occorrerebbe diminuire il peso delle regioni e dare più potere alle province, così che queste possano farsi concorrenza fiscale come nel paese elvetico. Anche l’UE, anziché puntare diventare un super-stato, farebbe meglio a darsi una forma decentrata.

La storia mostra che i paesi centralisti-giacobini, non avendo concorrenza al loro interno, non creano innovazione. Tutte le principali innovazioni avvenute nel medioevo avvennero a seguito della disgregazione dell’impero romano, poiché si crearono piccoli stati in concorrenza. Ciò è ben spiegato dal giurista Guglielmo Piombini nel suo libro “Il Medioevo delle Libertá”. Alcuni autori parlano di “intermezzo romano” per il periodo di Roma imperiale, data la mancanza di crescita economica e la progressiva burocratizzazione che ne portarono alla disfatta.

Tornando alla proposta di riforma per l’Italia e l’Europa che si propone in questo articolo, essa ovviamente non esclude una necessaria perequazione verso le aree più disagiate per la garanzia dei servizi minimi, come del resto avviene anche nell’esemplare Svizzera. Tuttavia, ciò non deve voler dire sussidiare strutture parassitarie.

A tal proposito, ci sarebbe anche da criticare lo spreco delle risorse del PNRR, usato per opere inutili, tra cui la ristrutturazione di chiese e panifici. Serve responsabilizzare gli Stati: qualora essi cadano in crisi, va bene far intervenire l’FMI per far vivere dignitosamente le persone, ma bisogna evitare di creare zone che, se malgovernate, pensino che subentri sempre qualcun altro a pagarne i debiti.

(A cura di Federico Mancuso)