Le ultime elezioni europee hanno visto una perdita di consensi da parte di Renew Europe e, addirittura, nessun eletto in Italia per quell’area.
In questa tornata elettorale, i molti voti ottenuti dalle formazioni di estrema destra hanno trovato la loro genesi anche nel malcontento per le nuove regolamentazioni ambientali diffuso in alcuni ambiti economico-sociali del continente (nei Paesi Bassi ad esempio), ma non solo; la storica insofferenza per i fondi prelevati dai paesi mitteleuropei e del nord Europa verso quelli del sud e per l’immigrazione irregolare hanno, a personale avviso, influenzato il voto in maniera sensibile.
Chi scrive crede che, per diminuire la disaffezione degli elettori verso il grande progetto europeo, occorra che l’UE intraprenda un percorso di riforme interne che ne cambi alcuni assetti istituzionali chiave. Il modello ideale a cui tendere dovrebbe essere quello della confederazione svizzera, come tra l’altro suggerisce il filosofo Carlo Lottieri, combinato con un po’ di pragmatismo nelle politiche da adottare.
Come? Innanzitutto mettendo a terra politiche ambientali pragmatiche che non pesino sui cittadini. Un primo passo in questo senso sarebbe l’apertura piena verso l’utilizzo dell’energia nucleare.
In secondo luogo, contrastando l’immigrazione illegale con accordi con i paesi d’origine e dando aiuto ai veri profughi con canali umanitari (si pensi agli hazara afghani che rischiano il genocidio da parte dei talebani), facendoli poi pagare le spese d’istruzione e mantenimento e aprendo canali per lavoratori qualificati. In breve, occorre adottare un modello di gestione dell’immigrazione di stampo svizzero-anglosassone.
Ulteriori misure sono auspicabili anche in ambito sociale, in modo da contrastare la crescita di consenso verso la sinistra radicale ed evitare conflitti tra le fasce più deboli dei cittadini. A tal proposito si valuti l’opportunità di un reddito minimo – con doveri – per le persone più povere basato sul costo della vita del paese (o meglio ancora della regione).
In campo istituzionale, invece, utilizzare l’istituto del referendum su quasi tutte le materie (come nella confederazione elvetica) permetterebbe ai cittadini e alle cittadine di sentirsi partecipi delle scelte dell’Unione e di bocciare quelle che ritengono non necessarie.
Infine, la nuova UE dovrebbe abolire i sussidi per le aree continentali più povere, delegando a ciò il FMI.
Adottando delle misure come quelle sopra descritte, avremo quindi un’UE dal perimetro più limitato e basata sul principio di sussidiarietà; un’UE definita come organismo sovranazionale che interviene solo quando gli stati membri non hanno i mezzi necessari per affrontare le sfide che li si presentano, come – ad esempio – nella costituzione di un esercito comune.
(A cura di Federico Mancuso)