Mercato del lavoro: giovani in cerca

da | Ott 16, 2024 | Economia

Nonostante la recente crescita dei numeri sull’occupazione in Italia, la disoccupazione rimane una questione critica, influenzata da fattori strutturali legati al mercato del lavoro e politiche economiche adottate nel tempo. L’Italia presenta tra i più alti tassi di disoccupazione dell’Unione Europea, con una particolare incidenza tra i giovani. Le statistiche mostrano che – sebbene ci sia stata una leggera diminuzione del fenomeno negli ultimi anni – le disuguaglianze regionali rimangono marcate. Il Mezzogiorno, in particolare, continua a lottare con tassi di disoccupazione superiori alla media nazionale, evidenziando un divario economico che richiede interventi mirati.

Le cause della disoccupazione in Italia sono molteplici: rigidità nel mercato del lavoro che penalizza le nuove assunzioni, scarsa mobilità professionale e una formazione scolastica spesso disallineata con le esigenze del mercato. Questi fattori contribuiscono a una difficoltà nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Negli ultimi anni, l’Italia ha mostrato segni di una modesta ripresa economica. Per citare qualche dato riportato dall’ISTAT, il tasso di occupazione nel nostro Paese si aggira intorno al 62.3%, registrando – conseguentemente – un tasso di disoccupazione del 6.2% (il più basso in Italia dal 2008). La ripresa post-pandemica ha portato a un aumento della produzione industriale e a un incremento delle esportazioni. Tuttavia, la crescita rimane fragile e vulnerabile a fattori esterni, come l’instabilità geopolitica e l’andamento dei mercati internazionali. Le politiche fiscali e monetarie dell’Unione Europea – insieme ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – hanno fornito un sostegno cruciale. Tuttavia, la vera sfida per il Paese è nella capacità o meno di sfruttare queste opportunità per crescere a lungo e in modo sostenibile. In questo contesto, politiche economiche di stampo liberale possono giocare un ruolo fondamentale.

Queste politiche, che enfatizzano la riduzione della burocrazia, la liberalizzazione dei mercati e la promozione dell’innovazione, mirano a stimolare l’imprenditorialità e a facilitare la creazione di posti di lavoro. La disoccupazione ha sempre rappresentato per l’Italia una sfida complessa, richiedendo un approccio integrato e pragmatico.

Detto che ci sono segnali di crescita, è fondamentale adottare riforme strutturali che favoriscano un mercato del lavoro più flessibile e inclusivo. Va sottolineato che l’incremento occupazionale di cui sopra dipende in buona percentuale da un aumento del lavoro autonomo rispetto a quello dipendente. Si pensi che l’Italia registra un’elevata presenza di lavoratori a Partita IVA rispetto agli altri paesi europei (attualmente intorno al 20% degli occupati). Si tratta di una crepa nel sistema lavorativo italiano: se da una parte il fenomeno viene retoricamente utilizzato come enfatizzazione del sostegno agli imprenditori da parte dell’attuale esecutivo, d’altra parte cela un aspetto rammaricante. Infatti, l’aumento del lavoro autonomo in Italia è  indice di una minor regolamentazione nazionale del lavoro rispetto – tra l’altro – a previsioni salariali, coperture previdenziali e assistenziali, gestione dell’orario di lavoro e applicazione delle norme di sicurezza sul lavoro. Inoltre, questo massiccio ricorso alla Partita IVA di parte della popolazione lavoratrice costituisce un “rifugio” al quale accorrere quando – soprattutto nel Mezzogiorno – ci si ritrova senza impiego.

Emerge che la crescita di un’economia non può basarsi sull’apprezzamento del mero dato quantitativo occupazionale, ma la qualità del medesimo. Le decisioni politiche devono convergere verso la detassazione di tutte le imprese, verso gli incentivi per l’assunzione a lungo termine di giovani e disoccupati e verso la promozione di start-up che possono contribuire a un ambiente economico più dinamico e innovativo. Inoltre, le decisioni politiche devono convergere anche verso investimenti in infrastrutture e in tecnologie verdi: queste misure non solo genererebbero occupazione, ma posizionerebbero l’Italia come leader nella transizione ecologica. Per concludere, urge promuovere la formazione per adattare le competenze dei lavoratori alle esigenze del mercato e investire in infrastrutture fisiche e digitali per migliorare la connettività e l’efficienza logistica. Ciò è fondamentale per attrarre investimenti esteri e creare nuovi punti di sviluppo industriali che aprano tutti i territori al ricco mercato del lavoro internazionale.

(A cura di Daniele Avignone)